IL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DELLA SIRITIDE
Il museo archeologico nazionale della Siritide custodisce e tramanda alle future generazioni il patrimonio archeologico del territorio che gravita intorno alle valli dei fiumi Agri e Sinni. Si configura come “museo del territorio” e all'interno della rete museale regionale, costituita da nove musei archeologici, si prone di valorizzare le relazioni tra i diversi popoli stanziati nel corso del tempo in questo areale. Il museo della Siritide è luogo aperto, inclusivo e adattivo, dove la definizione del patrimonio/eredità culturale e la trasmissione del sapere diventa un processo in costante dialogo con la modernità.
Il Museo Nazionale della Siritide, inaugurato nell'ottobre del 1969, è dedicato alle due colonie greche di Siris ed Herakleia.
Nel 1996 è stato ampliato e riallestito per dare spazio ai numerosissimi e importanti ritrovamenti archeologici che si sono verificati non solo a Policoro, ma anche nell’entroterra. Sorge su un’importante area archeologica dove furono fondate prima la colonia greco – orientale di Siris, una delle più antiche città della costa ionica della Basilicata, e successivamente la colonia di Herakleia. L'esposizione, organizzata secondo un criterio cronologico, offre al visitatore un itinerario storico che partendo dalla Preistoria e dalla Protostoria, arriva ai momenti storici delle due colonie. Non mancano nell’esposizione, alcuni oggetti relativi al periodo medievale. Il percorso storico si snoda nella struttura del Museo in 10 grandi sale dove troviamo, in aggiunta alle altre, una sala dedicata per le conferenze. Da dicembre del 2016 è stato è stato inaugurato un nuovo allestimento con l'apertura delle nuovi ambienti dedicati alle genti enotrie, gli abitanti indigeni preesistenti alla colonizzazione greca, di cui sono stati esposti i ricchissimi corredi provenienti dalle necropoli dall'interno.
L'esposizione permanente è rappresentata da testimonianze materiali riferibili a contesti sacri, abitativi e necropolari databili tra il IX sec. a.C. ed il III d.C. provenienti dalle vallate dei fiumi Agri e Sinni.
L'esposizione, organizzata secondo un criterio cronologico, offre al visitatore un itinerario storico che partendo dalla Preistoria e la Protostoria del territorio, arriva ai momenti storici delle due colonie. Il percorso storico si snoda nella struttura del Museo in 14 grandi sale dove troviamo, in aggiunta alle altre, una sala dedicata per le conferenze. Dalla fine del 2016 è stato completato l’allestimento della sezione dedicata alle genti enotrie e lucane, gli abitanti indigeni preesistenti alla colonizzazione greca, dove sono esposti i ricchissimi corredi provenienti dalle necropoli dell’interno.
Il percorso espositivo propone un quadro storico-archeologico del territorio, dalla preistoria fino ai Lucani.
Il primo nucleo del museo, che prevedeva otto sale espositive, viene ultimato nel 1969 ed è inaugurato il 7 ottobre dello stesso anno. In origine è concepito come Antiquarium per l'esposizione dello straordinario corredo della Tomba del Pittore di Policoro recuperata nel 1963.
Il primo intervento di ampliamento è inaugurato nel 1996 in occasione della grande mostra di Palazzo Grassi a Venezia “I Greci in Occidente” con lo scopo di esporre i numerosi materiali provenienti dalle esplorazioni programmate e d’emergenza legate all’espansione urbanistica e alla ricostruzione post terremoto del 1980. In questo ampliamento sono compresi i locali dei nuovi uffici con annesso laboratorio di restauro, mentre il piano seminterrato è adibito a deposito di materiale archeologico.
L'ultimo corpo di fabbrica, aperto nel dicembre del 2016, si sviluppa su tre moduli sfalsati su due livelli a degradare verso la vallata sottostante e prevede sale espositive e un edificio destinato a deposito.
Tutta la struttura architettonica è stata progettata dallo stesso tecnico, l'Arch. Alberto Marsella di Taranto.
Parco Archeologico di Siris/Herakleia adiacente al museo all’interno del quale è possibile visitare i resti dei quartieri abitativi di Herakleia con la abitazioni dalla diversa conformazione planimetrica, destinate anche a usi produttivi e commerciali;
- Itinerari:
- Nova Siri: Area archeologica delle Terme Romane di Ciglio dei Vagni;
- Tursi: Santuario di Santa Maria d’Anglona;
- Policoro: Castello Baronale;
- Valsinni: Castello di Isabella Morra
- Rocca imperiale: Castello svevo
- Metaponto: Parco archeologico dell’area urbana e museo archeologico
- Metaponto: Heraion delle “Tavole Palatine”
- Pollino: percorsi escursionistici
La concessione in uso dei beni dello Stato in consegna al Ministero per i Beni e le Attività Culturali è disciplinato dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Per ulteriori approfondimenti:
- Decreto Legislativo del 22 gennaio 2004 n. 42, “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, art. 106-109
Contattateci per ulteriori informazioni.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
La documentazione preistorica fra le valli del Sinni e del Cavone è riferibile al Neolitico e all’età dei Metalli.Del Neolitico, che si diffonde tra VI e V millennio a.C., restano poche tracce, tuttavia abbondanti sono le testimonianze archeologiche forniteci dalla ceramica. A tale proposito si notino le ceramiche impresse come cordoni e le ceramiche dipinte della prima vetrina, esposte insieme ad una serie di punte e lame in pietra, selce o ossidiana (quest’ultima è una pietra vulcanica nera molto lucente proveniente dalle isole eolie).
L’avvento della Prima età dei Metalli (2500-1800 a.C.) si ha con l’arrivo di gruppi nomadi orientali che portano novità nella produzione ceramica, come si può vedere dalla ceramica graffita della cosiddetta Tomba del Capo tribù di Panevino-Tursi; i vasi, insieme alle asce e alle punte di freccia, oltre che ad altri oggetti, indicano che il defunto doveva essere un personaggio di rango elevato all’interno della comunità indigena.
La seconda sala è dedicata a Siris, la prima colonia greca fondata sul territorio dell’attuale Policoro. Le fonti antiche, tra cui Strabone, ci dicono che Siris fu fondata intorno alla metà del VII sec. a.C. alla foce del fiume Sinni da profughi ioni in fuga dalla loro città, Colofone, sito ubicato presso le coste dell’attuale Turchia centrale. Qui trovarono terreno fertile e un buono spazio per i loro commerci. L’arrivo di una popolazione nuova e tecnologicamente più evoluta è documentata dalla ceramica: essa si presenta depurata, uniforme esteriormente perché realizzata al tornio, e riccamente decorata con motivi geometrici.
Siris sembra aver applicato quantomeno in una fase iniziale un modello insediativo polverizzato, costituito da diversi nuclei di capanne sparse nel territorio, di cui alcune sono state scavate proprio a Policoro, presso la Collina del Castello, presso l’Ospedale e i Giardini Murati.
Ricca è la documentazione archeologiche che rimanda al mondo religioso sirita: oltre ai piccoli oggetti in metallo e alle statuette in terracotta, che costituiscono i doni che i fedeli portavano in offerta alla divinità, numerose sono le terrecotte architettoniche che decoravanogli edifici pubblici dedicati al culto.
Questa sala è dedicata alle necropoli di Siris e in particolare agli scavi condotti nella Necropoli in località Madonnelle, ad W dell’attuale Policoro. In questo spazio (necropoli in greco significa “città dei morti”) erano sepolti gli abitanti di Siris, sia indigeni del posto che i coloni greci arrivati nel VII sec. a.C., ognuno con un rito particolare cioè o rannicchiati o supini. Un rito funerario particolare è riservato ai bambini, deposti dentro grandi vasi, pithoi locali o anfore di importazione.
Siris era diventata in breve tempo una colonia molto ricca e questo fece sì che le altre colonie della Magna Grecia, di stirpe achea, si coalizzassero per attaccarla: così intorno alla metà del VI sec. a.C. Metaponto, Sibari e Crotone si alleano e muovono guerra a Siris e la conquistano. Ora Siris è diventata una delle tante città sotto il dominio dell’Impero Sibarita.
Nelle vetrine si vede un tipo di ceramica diversa rispetto a quella del periodo precedente; in effetti le tecniche e le capacità artigianali si sono affinate nel tempo arrivando ad ottimi risultati: si parla infatti di ceramica a vernice nera e a figure nere in questa sala ben documentati.
Dopo la caduta dell’Impero di Sibari nel 510 a.C. le fonti scritte ci raccontano di anni ed anni di guerre tra le varie città della Magna Grecia per conquistare il fertile territorio sirite, finchè nel 433-432 a.C. Thuri e Taranto si alleano e fondano una colonia comune: Herakleia, poco dopo atttrbuita alla sola Taranto
La nuova colonia prevedeva una netta distinzione dello spazio urbano in 3 settori attraversati da assi viari ortogonali: la Collina del Castello o Acropoli, dove c’erano le case e le fornaci; la vallata mediana, destinata ai culti religiosi per la presenza del torrente Varratizzo; e la cosiddetta “città bassa”, l’ampio pianoro destinato ad altre abitazioni e cinto da mura possenti difese da torri. All’esterno delle mura si dispongono, a raggiera, le necropoli di Herakleia: occidentale, meridionale e orientale. Con la nascita della città si avvia l’emissione di monete locali contraddistinte dalla testa di Atena elmata sul Dritto ed Eracle che lotta con il leone di Nemea sul rovescio, quest’ultimo ancora simbolo della città di Policoro.
Herakleia era una città ricca e fiorente, come è dimostrato dai materiali archeologici che gli scavi hanno portato alla luce nel corso dei decenni. Uno degli esempi meglio documentati dell’artigiananto locale è la coroplastica, cioè dalla produzione di statuette e altri oggetti in terracotta molto richiesti in tutta la Magna Grecia per usi cultuali, funerari o domestici; oppure si può parlare dei frammenti di statue in marmo o terracotta o di tutti gli strumentini in metallo o avorio che uomini e donne eracleoti usavano quotidianamente (aghi, ami, spatoline, fermacapelli, ecc.). Tra il IV e il I sec. a.C. la città mostra di essere un centro politico e produttivo di tutto rilievo, dapprima in quanto sede della II Lega Italiota, che raccoglieva le poleis italiote contro la minaccia dei Lucani, e poi grazie a un accordo molto vantaggioso stretto con Roma all’epoca della battaglia di Eraclea del 280 a.C.
Ad Herakleia due erano i santuari più importanti sinora noti, uno dedicato a Demetra e l’altro a Dioniso/Afrodite, entrambi collocati nella valletta mediana del Varratizzo. Demetra è la dea della fertilità e della fecondità; numerose sono le sue raffigurazioni a mezzo busto, con in mano la fiaccola a croce e sempre o un maialino o un cesto di frutti, attributi tipici della dea e segni di abbondanza.
In una delle vetrine, poi, si vedono numerosi ex-voto, cioè gli oggetti che i fedeli lasciavano come ringraziamento alla dea o per invocare il suo aiuto: troviamo gioielli, iscrizioni di ringraziamento su laminette di bronzo, parti anatomiche in terracotta, perché si credeva che Demetra avesse poteri curativi, e ceppi da schiavo poiché in onore di Demetra avvenivano riti di liberazione dallo stato di schiavitù.
L’altro santuario è dedicato a Dioniso, lo farebbe pensare l’iscrizione su un altare in pietra (secondo alcuni studiosi il tempio invece potrebbe essere riferito ad Afrodite). Questo tempio si trova nelle vicinanze di quella che alcuni studiosi ipotizzano essere l’agorà, cioè la piazza di Herakleia. Il culto Dioniso, il dio del vino e del simposio, doveva essere piuttosto diffuso nella comunità locale, come confermato dal rilievo in marmo greco proveniente dalla Collina del Castello in cui Dioniso è all’interno di una grotta cinta da tralci di vite, mentre steso sta per bere il vino che un satiro gli versa.
Herakleia possedeva il proprio territorio agrario (chora, in greco) compreso tra il fiume Cavone a Nord e il torrente Toccacielo a Sud e, all’interno, tutta la zona pianeggiante fino alle prime alture di Anglona, Rotondella, Montalbano, Valsinni. La chora era abitata da famiglie di contadini, di cui restano molte fattorie, e la cui organizzazione produttiva è ben descritta nelle Tavole di Herakleia, cioè le due tabelle bronzee trovate nel 1732 nel letto del fiume Salandrella-Cavone: esse costituiscono una foto dettagliata dei luoghi e delle modalità di sfruttamento dei terreni appartenenti ai santuari di Dioniso e di Atena “in valle”, e nello specifico parlano delle dimensioni dei vari appezzamenti, dei proprietari, delle coltivazioni e dei raccolti, mentre sull’altro lato recano in latino una serie di norme raccolta all’epoca del cambiamento dello status amministrativo della città in municipio romano.
Nella chora si trovano anche numerosi piccoli santuari rurali, cioè dei luoghi di preghiera per divinità legate al mondo dell’agricoltura o più in generale della natura (quello in loc. Conca d’oro, Mass. Petrulla, Piano Sollazzo di Rotondella) . Nelle vetrine è possibile ammirare infatti statuette di Artemide, dea della caccia e dei boschi, statuette e vasi che richiamano il culto delle ninfe ed anche frutti in terracotta (melograno, uva, fichi, cetrioli, mandorle).
La Sala, molto ampia, è dedicata alla conservazione e alla esposizione di parte dei numerosissimi e ricchissimi corredi funerari recuperati durante gli scavi archeologici delle necropoli dell’antica Herakleia.
Si inizia con la vetrina della sepoltura più importante e più celebre, quella della Tomba del Pittore di Policoro, proveniente dalla necropoli orientale, presso attuale SS 106. Si tratta di un unicum in tutta la Magna Grecia, per numero e raffinatezza dei vasi che costituiscono il corredo, attribuiti ai più importanti pittori attici e lucani del periodo. La tomba, uno dei primi rinvenimenti nell’attuale Policoro, appartiene ad una ricca e potente donna deceduta negli ultimi trent’anni del V sec. a.C., forse legata alla fondazione della colonia, di cui i resti dello scheletro e le ceneri combuste sono all’interno del grande vaso centrale a figure rosse. Sui vasi sono rappresentate con tecnica raffinatissima alcuni miti greci: il mito degli Eraclidi, Atena e Poseidone in lotta per il possesso dell’Attica, Sarpedonte, Medea, ecc.
Nel resto della sala sono esposti alcuni correi funerari selezionati per la loro rappresentatività; da quelli femminili in cui compaiono i vasetti per il trucco e i profumi, gli specchi in bronzo, i pesi da telaio e i fusi, orecchini e altri gioielli, nonché tante statuette di figure femminili in terracotta, dette tanagrine. Si ritrovano poi anche altri strigili e giochi per bambini (pedine per la dama, dadi in osso e astragali).
In fondo alla sala si trova uno strappo di sepoltura; lo scheletro appartiene ad un soldato straniero, come dimostra la tipologia dell’armatura in bronzo esposta con elmo e cinturone, che qui operò forse come mercenario per contrastare la pressione del popolo dei Lucani.
A chiudere questo spazio si trova la vetrina della Tomba dell’Orafo, una tomba estremamente ricca della necropoli meridionale. E’ stata chiamata così perché al suo interno è stato rinvenuto tutto lo strumentario necessario per la lavorazione e la realizzazione di gioielli: pesi, stampini, pietre e pasta vitrea, punteruoli e stili, lamine in oro.
Il settore che si apre con queste sale è l’ultimo ad essere stato inaugurato nel 2016 ed è dedicato alle popolazioni native. I primi ambienti raccontano l’epopea degli Enotri, un popolo che abitava nell’attuale Basilicata già prima dell’arrivo dei Greci. Essi fondavano i loro villaggi sulle alture delle colline poste lungo le vallate fluviali, in modo da avere una posizione favorevole per controllare il territorio circostante e per essere naturalmente difesi; delle capanne in cui vivevano purtroppo non resta nulla ma sono molto abbondanti i manufatti provenienti dalle necropoli.
Del mondo enotrio (IX-V sec. a.C.) è utile ricordare le ricchissime necropoli subcostiere di Santa Maria d’Anglona del IX-VIII sec. a.C., caratterizzate dal rituale del rannicchiamento, e quelle contemporanee della zona più interna di Guardia Perticara, Alianello e Chiaromonte, con inumati supini. Già a partire dalla fase più antica, ma soprattutto in quella successiva di VII-V sec. a.C., spiccano le sepolture maschili di armati (con pugnali e punte di lancia) e le ricchissime sepolture femminili definite “principesche” per le prestigiose parures ornamentali in bronzo, ambra e pasta vitrea. Tra gli oggetti più significativi si ricordano i copricapi a tubuli, le fibule di diverso tipo (ad arco, ad occhiali e a quattro spirali), le collane di ambra con pendenti, i cinturoni, orecchini, anelli ed armille (bracciali), cavigliere, ecc.
Attraverso i corredi funerari è possibile seguire il processo di acquisizione delle costumanze greche da parte delle comunità enotrie dell’entroterra, che si può dire concluso nel corso del V secolo a.C. con l’adozione di cerimonie religiose e rituali tipicamente ellenici, come il simposio (vasi per il vino e spiedi e alari per arrostire le carni) e la panoplia greca (ossia la presenza di armature da guerra e il morso equino della cavalleria).
Non molti decenni dopo la fondazione di Herakleia (433 a.C.) si registra la formazione di un nuovo popolo di stirpe sabellica, i Lucani, che muovendo dalle zone più interne della penisola preme sulle coste dell'Italia meridionale, e in particolare sulle citta magno-greche, giungendo addirittura alla conquista di Thuri e forse della stessa Herakleia. I centri lucani sorti ex-novo sulle alture più strategiche delle vallate fluviali presentano tratti urbani e tecniche edilizie d’ispirazione greca (quello di Monte Coppolo, ad esempio, ma anche Roccanova, Cersosimo, Gallicchio), come confermato dalle cinte murarie a doppia cortina o dalle numerosissime fattorie lucane che nella planimetria ad ambienti quadrangolari affiancati mostrano l’evidente debito verso le simili strutture presenti nei territori delle colonie. Testimoni di questo popolo sono le ricche necropoli tra cui val la pena ricordare quella sul fondovalle agrino di San Brancato di Sant'arcangelo , dove spiccano nei corredi i vasi a figure rosse di produzione apula o pestana. Tra i luoghi di culto il più rappresentativo è certamente quello edificato in località Serra Lustrante ad Armento. Il centro del culto è costituito da un sacello e dalla vicina cisterna. Le numerose offerte votive recuperate, esposte nelle teche della sala, rinviano ad Herakles (leonté e clava di bronzo), divinità molto venerata tra le popolazioni italiche.
Attualmente è allestita la mostra organizzata dalla Direzione Regionale Musei Basilicata in collaborazione con il MANN, il MarTA, la Sabap della Basilicata e il Comune di Policoro dal titolo “Le Tavole di Eraclea. Tra Taranto e Roma” (01 febbraio – 07 giugno 2020, prorogata al 05 giugno 2021) incentrata sul prestito eccezionale delle Tavole di Eraclea.
Intorno alle due celebri lastre bronzee è stato creato un percorso espositivo che, grazie a reperti già esposti nel museo, a nuove recenti acquisizioni e ad altri importanti prestiti dal Museo di Taranto e di Napoli, disegna la storia di Herakleia dalla sua fondazione sino alla trasformazione in municipium romano.
BIGLIETTERIA
Orari Biglietteria: Lunedì-Domenica 9:00-19:30 | Martedì 14:00-19:30 | La biglietteria chiude un'ora prima del Museo.
4,00 € intero Museo archeologico nazionale della Siritide di Policoro
3,00€ intero Parco archeologico
2,00 € ridotto Museo archeologico nazionale della Siritide di Policoro, per i cittadini dell’Unione europea di età compresa tra i 18 e i 25 anni
5,00 € Cumulativo Museo archeologico nazionale della Siritide di Policoro e Parco Archeologico di Policoro
Gratuito per i cittadini sotto i 18 anni, per gli Abbonati e per gli aventi diritto
€ 15,00 Biglietto Cumulativo per tutti i Musei e luoghi della cultura afferenti alla Direzione regionale musei della Basilicata, valevole per una settimana
Dal 15 giugno al 15 dicembre 2023, il biglietto di ingresso costerà un euro in più per fronteggiare l’emergenza nelle aree colpite dagli eventi alluvionali (Leggi la notizia)
Abbonamento al Museo: 22,00 €
Biglietteria unica al Museo Archeologico Nazionale della Siritide, Via Colombo, 8 75025 Policoro
Online sul portale e-ticketing dei Musei Italiani al seguente link:
- MUSEO NAZIONALE DELLA SIRITIDE https://portale.museiitaliani.it/b2c/#it/buyTicketless/a8d5ba1d-de27-4fb8-99ac-a1e756d3be4d
- PARCO ARCHEOLOGICO NAZIONALE https://shorturl.at/hELQ7
Numero di telefono dell'helpdesk per i visitatori, a supporto dell'acquisto on line dei biglietti, attraverso il servizio di e-ticketing di Musei italiani: +39 06 87570182
Abilitata con pagamento POS.
Il biglietto acquistato non è rimborsabile.
Orario Museo:
Lun, Mer, Gio, Ven, Dom 09:00 - 20:00 | Martedì 14:00 - 20:00
Orario Parco:
Lun-Dom 09:00-14:00
Orari Biglietteria: Lunedì-Domenica 9:00-19:30 | Martedì 14:00-19:30 | La biglietteria chiude un'ora prima del Museo.
L’ingresso nei musei, monumenti, gallerie ed aree archeologiche dello Stato è gratuito per i visitatori che non abbiano compiuto il diciottesimo anno di età. I visitatori che hanno meno di 12 anni debbono essere accompagnati. Inoltre, l’ingresso è gratuito in Archivi e Biblioteche per tutti i visitatori
Ingresso Gratuito ai sensi del DM 11 dicembre 1997, n. 507 e s.m.i. :
direttamente presso le biglietterie delle sedi espositive, tramite esibizione di un documento attestante una delle seguenti condizioni:
- alle guide turistiche dell'Unione europea nell'esercizio della propria attività professionale, mediante esibizione di valida licenza rilasciata dalla competente autorità (Circolare 20-2016 DG-MU.pdf);
- agli interpreti turistici dell'Unione europea quando occorra la loro opera a fianco della guida, mediante esibizione di valida licenza rilasciata dalla competente autorità;
- al personale del Ministero;
- ai membri dell'I.C.O.M. (International Council of Museums);
- ai docenti ed agli studenti iscritti alle facoltà di architettura, di conservazione dei beni culturali, di scienze della formazione e ai corsi di laurea in lettere o materie letterarie con indirizzo archeologico o storico artistico delle facoltà di lettere e filosofia, o a facoltà e corsi corrispondenti istituiti negli stati membri dell’Unione europea. Il biglietto gratuito è rilasciato agli studenti mediante esibizione del certificato di iscrizione per l’anno accademico in corso;
- ai docenti e agli studenti iscritti alle accademie di belle arti o a corrispondenti istituti dell’Unione europea. Il biglietto è rilasciato agli studenti mediante esibizione del certificato di iscrizione per l’anno accademico in corso;
- al personale docente della scuola, di ruolo o con contratto a termine, dietro esibizione di idonea attestazione rilasciata dalle istituzioni scolastiche, sul modello predisposto dal MIUR;
- ai portatori di handicap e ad un loro familiare o ad altro accompagnatore che dimostri la propria appartenenza a servizi di assistenza socio-sanitaria;
- agli operatori delle associazioni di volontariato che svolgono, in base a convenzioni in essere stipulate con il Ministero ai sensi dell’art. 112, comma 8 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, attività di promozione e diffusione della conoscenza dei beni culturali;
previa richiesta:
- a gruppi o comitive di studenti delle scuole pubbliche e private dell'Unione Europea, accompagnati dai loro insegnanti, previa prenotazione e nel contingente stabilito dal direttore dell’Istituto o del luogo della cultura;
- per ragioni di studio o di ricerca attestate da Istituzioni scolastiche o universitarie, da accademie, da istituti di ricerca e di cultura italiani o stranieri, nonché da organi del Ministero, ovvero per particolari e motivate esigenze i direttori degli Istituti o dei luoghi della cultura possono consentire ai soggetti che ne facciano richiesta l'ingresso gratuito per periodi determinati;
- per motivi di studio o di ricerca attestate da Istituzioni scolastiche o universitarie, da accademie, da istituti di ricerca e di cultura italiani o stranieri, nonché da organi del Ministero, ovvero per particolari e motivate esigenze il direttore generale musei può rilasciare a singoli soggetti tessere di durata annuale di ingresso gratuito a tutti gli Istituti e luoghi della cultura, nonché individuare categorie di soggetti alle quali consentire, per determinati periodi, l’ingresso gratuito ai medesimi luoghi;
Ulteriori gratuità:
- agli allievi dei corsi di alta formazione delle Scuole del Ministero - Istituto Centrale per il Restauro, Opificio delle Pietre Dure, Scuola per il Restauro del Mosaico- (lettera circolare prot. 2288 del 19-04-2001.pdf);
- agli Ispettori e Conservatori onorari del Ministero;
- ai cittadini di Norvegia, Islanda, Liechtenstein e Svizzera aderenti all’accordo sullo Spazio economico europeo (SEE), si applicano le disposizioni sull’ingresso gratuito e agevolato previste dal decreto ministeriale 20 aprile 2006, n. 239, art 1, comma 3, di modifica del dm 507/1997 (DM 11 dicembre 2007.pdf);
- ai Militari del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale;
- ai membri dell'I.C.C.R.O.M.;
- ai giornalisti in regola con il pagamento delle quote associative, mediante esibizione di idoneo documento comprovante l'attività professionale svolta (agevolazione concessa per la durata di un triennio - DDG del 7-09-2022, n. 951 DG-Musei.pdf);
Agevolazioni:
- Dal 28 febbraio 2019, per i cittadini dell’Unione europea di età compresa tra i 18 ed i venticinque anni l’importo del biglietto di ingresso è pari a 2,00 euro. Le medesime agevolazioni si applicano ai cittadini di Stati non facenti parte dell’Unione Europea, a condizione di reciprocità (DM 9-01-2019 n. 13.pdf);
- Il Ministero ha aderito all’iniziativa “Bonus 18enni” che consente agli aventi diritto di poter accedere a tutti i luoghi della cultura statali a pagamento, usufruendo dei buoni spesa generabili tramite un’applicazione informatica (www.18app.italia.it) a partire dal 1 novembre 2016 ( Circolare 55_2016 DG-MU.pdf e Circolare 67_2016 DG-MU.pdf);
- Il Ministero ha aderito all’iniziativa “Carta del Docente” per quanto riguarda l’accesso agli spazi in cui sono allestite mostre o esposizioni temporanee con percorso separato dall’ordinario percorso di visita. Gli aventi diritto possono accedere a tali spazi a pagamento, usufruendo dei buoni spesa generabili tramite un’applicazione informatica (cartadeldocente.istruzione.it), attiva a partire dal 30 novembre 2016 (Circolare 77-2016 DG-MU.pdf).
Ingresso Libero:
- E' consentito l'ingresso libero in occasione di particolari avvenimenti, sia in ambito nazionale che locale, resi noti attraverso il sito web del MiC;
- COVID-19 dopo la sospensione, sono riprese dal 1 aprile 2022 le domeniche gratuite al museo (vedi comunicato stampa di sospensione | vedi comunicato stampa di ripresa).
A disposizione del pubblico la Carta della qualità dei servizi al cittadino
Disclaimer
Si comunica che questo istituto si impegna per offrire al pubblico un orario di visita quanto più esteso possibile, nel rispetto dei criteri dell’apertura al pubblico, la vigilanza e la sicurezza dei musei e dei luoghi della cultura statali previsti dal D.M. del 30 giugno 2016, in attesa che vengano espletate le previste procedure concorsuali finalizzate al superamento delle attuali carenze organiche e al conseguente incremento del personale in servizio.
Il museo è dotato di due parcheggi auto: presso l’ingresso principale e in direzione del Parco archeologico presso i nuovi lotti espositivi. Nello spazio circostante sono presenti diverse aree di sosta mentre all'interno del museo ci sono sedute disposte lungo tutto il percorso di visita.
La struttura e dotata di rampe d'accesso, di un ascensore per la visita alle nuove sale poste ai livelli inferiori e di servizi igienici dedicati.
Durata della visita: 1,5 h ca.
Le foto alle opere sono consentite e si auspica una loro diffusione per scopi di promozione.
È consentito l’ingresso a cani di piccola taglia purché tenuti in braccio.
Percorsi educativi al Museo
In linea con le più recenti proposte europee e internazionali, l’attività educativa propone una riflessione sui beni culturali, dando la possibilità di scegliere all'interno di una ricca proposta tematica e interdisciplinare.
I diversi percorsi proposti affrontano la storia delle opere del museo dalle origini ai giorni nostri e si focalizzano sulla successione dei momenti dell’evoluzione umana e delle epoche.
I Servizi Educativi progettano, organizzano e coordinano le attività didattiche del Museo, la missione è quella di:
- promuovere la migliore fruizione del Museo presso pubblici differenziati;
- assumere il pubblico del museo, in particolare quello scolastico, come “comunità” di riferimento, in modo da coinvolgerlo in attività centrate su pratiche di osservazione partecipata e intensiva delle raccolte;
- favorire la fruizione attiva delle collezioni da parte dei visitatori tramite una didattica comparativa e contestualizzante, costruita per distinguere e non per omologare i contenuti provenienti dalle collezioni del museo;
- promuovere la critica antropologica delle identità e delle differenze guidando il visitatore alla “disposizione” riflessiva dello sguardo, in modo da valorizzare le diversità e relativizzare il giudizio sulle altre culture alla realtà storica dei particolari contesti.
E' possibile contattare il nostro staff per ulteriori dettagli.
ORGANIZZA LA TUA VISITA
L'esposizione permanente del Museo della Siritide è rappresentata da testimonianze materiali riferibili a contesti sacri, abitativi e necropolari databili tra il IX sec. a.C. ed il III d.C. provenienti dalle vallate dei fiumi Agri e Sinni. Il percorso espositivo propone un quadro storico-archeologico del territorio, dalla preistoria fino ai Lucani.
Contatta il personale del Museo per avere a tua disposizione una guida e scegliere il percorso più adatto alle tue esigenze.
E' possibile contattare il nostro staff per ulteriori dettagli.
Per il personale docente ed i gruppi organizzati il museo offre dei pacchetti personalizzati.
E' inoltre disponibile il servizio di visita guidata con prenotazione.
E' possibile contattare il nostro staff per ulteriori dettagli.
RETE MUSEALE DELLA BASILICATA
Il Museo Archeologico Nazionale della Siritide di Policoro fa parte della rete museale della Direzione Regionale Musei Basilicata.