Giornata Internazionale della donna

L’immagine della donna enotria restituita dalle sepolture è quella di una figura centrale nella famiglia e nel gruppo sociale di appartenenza, che ostenta il proprio rango con la ricchezza reale
espressa dagli ornamenti in metallo e dall’abbigliamento, sicuramente costituito da importanti tessuti ricamati, simili a quelli rappresentati sulle stele femminili della Daunia antica.
La condizione della donna enotria, come in gran parte del mondo italico peninsulare al cui interno va compresa la grande koinè adriatico-balcanica, doveva essere di grande rilevanza. Fin dalla fine
del X-inizio IX secolo a.C. nei corredi funerari la donna enotria ostenta grandi ricchezze espresse dalla quantità degli ornamenti in bronzo (diademi, fibule, pendenti figurati), raramente in oro
(falere); mentre tra la fine dell’VIII e il VI secolo a.C. la massiva presenza di ornamenti in ambra, pasta vitrea, bronzo e ferro, avorio e talora di gioielli in argento e di preziosi accessori
dell’abbigliamento (cinture, grembiuli, stole) intessuti in ambra e pasta vitrea restituisce una immagine principesca della donna elitaria prossima a quella della “regina barbara” delineata da
Pier Paolo Pasolini nella sua Medea.
L’immagine della “persona” costruita attraverso l’ornamentazione e l’abbigliamento doveva avere un valore identitario riconosciuto dai membri della comunità e dai gruppi circostanti etnicamente
affini anche perché basato su credenze e tradizioni magico-religiose, spesso connesse con i miti e i racconti delle origini. Ma gli ornamenti personali delle donne enotrie, l’acconciatura dei capelli o
gli accessori dell’abbigliamento oltre ad essere segno di distinzione sociale dovevano essere anche rappresentazione dello status: della condizione di mater o di giovane donna libera.

Data

Mar 08 2023
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